Questa storia comincia da molto lontano, così lontano ove non potendo arrivare la nostra memoria, si deve ricorrere a testimonianze mute e sovrane, alle mura del castello,
alle querce secolari, agli antichissimi aratri ed attrezzi molteplici usati da queste genti nel susseguirsi del tempo e gelosamente conservati ancora oggi nell'azienda stessa.
Il merito di tale continuità va attribuito in egual misura ai due protagonisti della storia: l'ubicazione straordinariamente felice e la famiglia Savelli, che da sempre ne
è amorevole, fedele ed industriosa custode. A memoria d'uomo, sempre in questo sito esistette un vigneto. Magari chissà, da quando Piero della Francesca (1415-1492) dipingeva queste dolci colline nei fondali dei suoi quadri quattrocenteschi, o chissà da tempi ancor
più remoti, quando l'antica città di Suasa estendeva i suoi poteri in tutta la vallata circostante. |
Di certo sappiamo che i Della Rovere, signori rinascimentali di cui
rimangono testimonianze architettoniche in tutta la provincia, prediligessero questo fazzoletto di terra per la sua straordinaria vocazione vinicola.
La bellezza di queste terre, che ignorate dal turismo di massa hanno mantenuto integro il loro “genius loci”, dove ogni collina è tutt'ora coronata da una rocca o da un castello medievale,
dove l'assenza di industria ha permesso che l'economia rurale preservasse l'incantevole paesaggio, ebbene tutto questo, come un valore intrinseco che quando non è visibile
è comunque percettibile, partecipa all'anima più profonda del nostro vino.
A coronamento dell'opera di madre natura, si è inoltre aggiunto il lavoro ed il sacrificio dell'uomo, anzi degli uomini della famiglia Savelli, da generazioni. A seguire il ritratto dei protagonisti. |